Nel 1025 il vescovo di Laon, Adalberone, in un poema per il re dei Franchi, Roberto il Pio, scriveva:
La Chiesa con tutti i suoi fedeli forma un solo corpo, ma la società è divisa in tre ordini. Infatti la legge degli uomini distingue due condizioni: il nobile e il servo non sono sotto una stessa legge. I nobili sono guerrieri, protettori della Chiesa, difendono con le loro armi tutto il popolo, grandi e piccoli, e ugualmente proteggono se stessi. L'altra classe è quella dei servi. Dunque la città di Dio, che si crede essere una sola, è in effetti triplice: alcuni pregano (oratores), altri combattono (bellatores) ed altri lavorano (laboratores).
Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette l'attività degli altri due e ognuno di volta in volta offre il sostegno a tutti.
Secondo questo schema, il ruolo dei cavalieri è dunque quello di difendere gli indifesi e la società cristiana, la Chiesa e la religione.
Nasce così quel concetto di cavaliere, uomo forte e valoroso che, incurante dei pericoli e dei rischi, è pronto a mettere a repentaglio la propria vita pur di fare del bene. Il massimo eroe di questi tempi è Rolando, nipote e paladino di Carlo Magno. Ma l'immagine del cavaliere senza colpa e senza macchia non sarà affatto eterna; infatti basta spostarsi in avanti di qualche secolo e lo si vede intento solo nel pensare alle proprie ricchezze ed ai beni materiali, perdendo così di vista quei valori così nobili che gli rendevano quasi una valenza divina.
Questa perdita dei valori si noterà anche nella letteratura: le prime esperienze di letteratura cavalleresca presentano al lettore l'immagine del cavaliere che è pronto a cedere le propria vita in cambio del veder realizzarsi i propri ideali di purezza, libertà, religiosità, devozione a Dio e alla Patria.
Con il tempo la letteratura inizierà a far scivolare in secondo piano tutti questi ideali e principi nobili, fino ad arrivare ad un tipo di poema eroicomico dove il cavaliere viene beffato e ridicolizzato, incominciando il tramonto del cavaliere; ne sono esempi La secchia rapita del Tassoni o il Don Chisciotte della Mancia del Cervantes.
Bisognerà attendere poi sino ad Italo Calvino per rivedere la trattazione di argomenti a sfondo cavalleresco, fin poi ad arrivare ad una molto più moderna e contemporanea tipologia di romanzo: il Fantasy.
La Chiesa con tutti i suoi fedeli forma un solo corpo, ma la società è divisa in tre ordini. Infatti la legge degli uomini distingue due condizioni: il nobile e il servo non sono sotto una stessa legge. I nobili sono guerrieri, protettori della Chiesa, difendono con le loro armi tutto il popolo, grandi e piccoli, e ugualmente proteggono se stessi. L'altra classe è quella dei servi. Dunque la città di Dio, che si crede essere una sola, è in effetti triplice: alcuni pregano (oratores), altri combattono (bellatores) ed altri lavorano (laboratores).
Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette l'attività degli altri due e ognuno di volta in volta offre il sostegno a tutti.
Secondo questo schema, il ruolo dei cavalieri è dunque quello di difendere gli indifesi e la società cristiana, la Chiesa e la religione.
Nasce così quel concetto di cavaliere, uomo forte e valoroso che, incurante dei pericoli e dei rischi, è pronto a mettere a repentaglio la propria vita pur di fare del bene. Il massimo eroe di questi tempi è Rolando, nipote e paladino di Carlo Magno. Ma l'immagine del cavaliere senza colpa e senza macchia non sarà affatto eterna; infatti basta spostarsi in avanti di qualche secolo e lo si vede intento solo nel pensare alle proprie ricchezze ed ai beni materiali, perdendo così di vista quei valori così nobili che gli rendevano quasi una valenza divina.
Questa perdita dei valori si noterà anche nella letteratura: le prime esperienze di letteratura cavalleresca presentano al lettore l'immagine del cavaliere che è pronto a cedere le propria vita in cambio del veder realizzarsi i propri ideali di purezza, libertà, religiosità, devozione a Dio e alla Patria.
Con il tempo la letteratura inizierà a far scivolare in secondo piano tutti questi ideali e principi nobili, fino ad arrivare ad un tipo di poema eroicomico dove il cavaliere viene beffato e ridicolizzato, incominciando il tramonto del cavaliere; ne sono esempi La secchia rapita del Tassoni o il Don Chisciotte della Mancia del Cervantes.
Bisognerà attendere poi sino ad Italo Calvino per rivedere la trattazione di argomenti a sfondo cavalleresco, fin poi ad arrivare ad una molto più moderna e contemporanea tipologia di romanzo: il Fantasy.