di Christian del Pinto
Eroi, Santi e Cavalieri
Come è ben noto, la Storia non è solo un susseguirsi di date ed avvenimenti. Essa è qualcosa di più: rappresenta infatti la memoria e l’esperienza passata delle civiltà, senza la quale non sarebbe certamente possibile ipotizzare l’esistenza di un futuro. La Storia è emozione, cultura, cronaca; elementi inscindibilmente legati alla Tradizione mistica e religiosa, alla leggenda, al mito. La Storia è l’uomo. Ogni essere umano è infatti parte indispensabile alla realizzazione ed alla caratterizzazione di un periodo storico, indipendentemente da quanto rilevante possa essere il suo materiale personale contributo.
Ogni singola vita è infatti parte ineliminabile nella memoria collettiva del genere umano. Non tutti gli uomini sono però eletti ad esempio per i loro simili e ricordati negli annali; di questa stretta cerchia fanno parte coloro che si sono distinti in quanto, pur avendo in dono le medesime potenzialità dei loro simili, sono stati, rispetto ad essi, più abili nel trasformare in “azione concreta” i loro ideali. Questi uomini, che hanno consacrato al proprio Credo di vita la loro intera esistenza, vengono nella Storia ricordati con l’appellativo di “Eroi”. Così come gli uomini generano la Storia, una parte di essi, gli eroi, generano il mito, l’esempio, la dignità di un popolo. Lo studioso Thomas Carlyle, nel saggio “Gli eroi e il culto degli eroi”, a questo proposito scrive: “La storia universale altro non è, in sostanza, che la storia dei grandi uomini e degli eroi (1), affermando che un periodo storico è in genere ricordato associando ad esso i personaggi protagonisti di quel periodo. L’autore definisce anche l’importanza del culto dell’eroe come esempio per gli altri uomini: “Tutto quello che vediamo stabilmente fondato nel mondo, in realtà altro non è se non la realizzazione pratica, la incarnazione dei pensieri che ebbero sede nei Grandi (2) E ancora: “Non è possibile occuparci, sia pure in modo superficiale, di un grande uomo senza apprendere qualcosa da lui. Egli è la vivida sorgente di luce alla quale è utile e piacevole trovarsi accanto, (...) che spande intorno a sé il raggio di un intuito innato ed originale, di una virile e nobile grandezza nel cui chiarore ogni anima si acquieta (3). E ancora: “Uomini e uomini erano passati, (...) finché non venne l’uomo originale, il grande pensatore, il veggente, il cui pensiero, espresso in maniera distinta, risvegliò in tutti la sopita facoltà di pensare (4). Poiché l’eroe è quindi necessario ad un popolo come esempio da tenere a mente e verso cui tentare di orientare le proprie azioni, ogni Tradizione si incentra sulla figura di uno o più eroi, spesso trasfigurati come esseri umani non solo dotati ma addirittura con attributi divini o semidivini. Qualcuno potrebbe ipotizzare che ciò funga quasi da giustificazione del perché esista quel particolare eroe o del perché si sia elevato tra gli altri uomini. In realtà l’ipotesi più logica potrebbe essere quella che considera gli eroi come figure con un canale più diretto con il mondo degli Ideali. Con l’avvento del Cristianesimo, l’immagine dell’Eroe si è spesso fusa a quella del Santo. Quali migliori figure dei Santi - Martiri in particolare - potevano (e possono!) infatti essere considerati come sempiterni esempi di uomini che avevano votato la loro intera esistenza (e spesso la loro tragica fine) ad un Ideale? Nel quotidiano legame esistente, nella Società Medioevale, tra uomo e Senso del Sacro, una particolare dedizione veniva naturalmente riservata ai culti dei Santi Guerrieri, la cui genesi agiografica poteva essere trovata non esclusivamente nelle Schiere Celesti (come nel caso di San Michele), ma anche nella conterranea umanità. Sono questi i casi, solo a volerne citare alcuni, di San Giorgio Martire di Lydda (5), San Teodoro di Amasea (6), i Santi Maurizio, Candido, Essuperio, Vittore e gli altri Martiri della Legione Tebana. Non ci si deve sorprendere, quindi, se proprio ad alcuni di tali meravigliosi Archetipi del giusto Vivere Cristiano abbiano tratto ispirazione i primi movimenti embrionali di quelli che poi divennero gli Ordini Cavallereschi.