Ma quali erano le caratteristiche principali personali, laiche del cavaliere? L'agilità e la forza fisica non disgiunte dal coraggio: naturalmente i casi di panico erano molti e frequenti. I motivi che potevano spingere un cavaliere sulla via dell'eroismo erano più vari: furore disperato di fronte alla morte, devozione a un ideale, a un capo, amore della gloria, fatalismo, ricompensa spirituale dell'altro mondo per il coraggio indomito dimostrato al servizio di Dio. Non ultima motivazione, anche la noia spingeva ai gesti eroici di guerra.
La vita del cavaliere, quando non era impegnato in attività belliche, era scandita dai ritmi placidi e regolari, per lui noiosi, di un'esistenza appartata nella propria residenza campestre, castello.
Nel XII secolo, i cavalieri giunti al culmine del loro sviluppo sociale, cristallizzano i loro valori politici nella letteratura; nasce il codice letterario cavalleresco.
La forza e il coraggio non sono più sufficienti a determinare il valore del cavaliere: egli, per essere fino in fondo tale, ha bisogno della "cortesia", qualità esclusiva della sua classe. Per riuscire campione di cortesia, alla corte il cavaliere deve superare i propri rivali con la fama delle sue imprese, con la sua fedeltà alle buone usanze e anche con le doti letterarie. L'estrema raffinatezza di queste opere rendeva consapevoli i cavalieri della propria superiorità nei confronti dei villani spingendoli ad un autocompiacimento che accentuava volutamente il distacco da una classe come quella dei contadini.