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martes, noviembre 29, 2011

Gli ideali cavallereschi



Durante l’età cortese dunque i cavalieri diventavano gli interpreti più rappresentativi della visione del mondo e dell’etica feudale e quindi influenzarono direttamente la letteratura. I cavalieri prendono coscienza del proprio ruolo sociale, sempre più rilevante e si sentono in dovere di elaborare alcuni proprio ideali di comportamento e di visione della realtà: una propaganda della loro visione del mondo. I cardini di questa visione della vita cavalleresca si possono sintetizzare in:


- L’idea fondamentale è l’importanza che viene data al valore della prodezza, cioè il valore anzitutto nell’esercizio delle armi e, in particolare è prode chi ha coraggio e chi sa avere sprezzo del pericolo.


- Il senso dell’onore, che si accompagna con il desiderio di gloria, che coincide con la rispettabilità, per cui perdere l’onore è peggio della morte.


- Il valore della lealtà, cioè il rispetto dell’avversario e del codice di combattimento che perdura fino al 1700; generosità con i vinti (la clementia).


Tutti questi valori sono complementari tra loro e formano un sistema unitario di comportamento: venir meno all’ideale della prodezza, per esempio sottraendosi allo scontro, compromette l’onore, lo stesso vale per la slealtà. In particolare gravissima era considerata l’infedeltà verso il proprio signore: la fellonia.


Un altro principio fondamentale nell’ambito della visione cavalleresca è, ancora più importante della nobiltà di nascita, la nobiltà d’animo (principio che la vera nobiltà è intima, non quella esteriore). Questo principio è destinato ad avere sviluppi fondamentali in seguito, soprattutto nell’ambito della civiltà urbana (si pensi al dolce stil novo, che insisterà sul concetto di “gentilezza” d’animo, come dote naturale di una persona).