Per concludere, alla luce di quanto finora discorso, è necessario e doveroso porsi almeno due domande di ordine pratico. Al giorno d’oggi ha ancora senso voler essere Cavaliere? Solo aderendo a sodalizi cavallereschi è possibile realizzare tale intento? Innanzi tutto, essere VERO Cavaliere non vuol dire vestirsi con un’armatura o ostentare il proprio Titolo. Essere Cavaliere vuol dire, per quanto concerne la Fede Cristiana, realizzare con le proprie Opere la concretizzazione di ciò che è il messaggio di Cristo: essere non ostentatore ma OSTENSORIO. Naturalmente, la via affinché tale intento possa concretizzarsi non è e non può essere univoca. Essa deriva da una scelta interiore, dalla constatazione che nel mondo attuale si è guadagnato molto in termini materiali ma molto di più si è perso a livello spirituale. In poche parole, come accadeva per i pellegrini medioevali nel momento in cui sceglievano di iniziare il loro viaggio (non solo fisico, ma soprattutto simbolico), l’essere Cavaliere è realizzato dalla volontà e dalla determinazione di voler rendere nuovamente attuali alcuni Valori, terreni riflessi di Ideali ben più elevati. Essere Cavaliere vuol dire cercare un dialogo, un confronto costruttivo dal quale far germinare non solo l’evoluzione della propria persona ma contribuire all’ascesi morale ed etica di un’intera collettività. Vuol dire agire con rispetto, tolleranza e moderazione, ma in modo determinato per la concretizzazione dei propri Ideali. E ciò è sinonimo di impegno, soprattutto nei confronti di chi è più sfortunato e debole. Per questo l’attualità dell’Etica Cavalleresca non potrà mai essere considerata superata ed anacronistica. Aderire a sodalizi cavallereschi affinché ciò possa essere realizzato è necessario se si vuole che il proprio impegno contribuisca a generare un effetto maggiore. Per fare alcuni esempi, è possibile rivolgere il proprio pensiero a quegli Ordini che ancora oggi mantengono attiva la ricerca medica e la sua applicazione , reggendo strutture ospedaliere ed organizzando missioni di soccorso all’estero, in particolare nei teatri di guerra. Oppure, facendo un ulteriore esempio, è possibile pensare all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro che, grazie all’impegno dei suoi Cavalieri, mantiene le strutture del Patriarcato Latino in Terrasanta; non solo chiese e monasteri ma anche scuole, ospedali e centri di accoglienza, aperti a tutti e non certamente soltanto ai Cristiani. Peccato, però, che in tali Sodalizi si entri troppo spesso in contatto con persone che sono in realtà estremamente distanti dagli Ideali che affermano di perseguire e che preferiscono ostentare decorazioni e mantelli nei posti d’onore delle Processioni o delle Celebrazioni Liturgiche. Ma l’Ideale che vi è alla base non può e non deve essere “contaminato” da tali episodici comportamenti, seppur - purtroppo - abbastanza diffusi. La devozione del Cavaliere, oggi e non solo come ieri ma anche come domani, fa sì riferimento ad una Fede Religiosa, ma la sua applicazione non ha e non può avere bandiera. L‘uomo è sempre Uomo, anche se prega in modo differente o se aderisce ad una diversa frangia politica. E qualsiasi uomo può aver bisogno di aiuto e conforto da parte di un suo fratello. Il Cavaliere, quello VERO, alberga sopito in ognuno di noi. E’ necessario desiderare con tutte le forze che si hanno a disposizione - soprattutto in questo momento storico in cui i veri Valori ci appaiono così spesso calpestati dalla vuota e distratta massificazione quotidiana - di volerlo destare. Ciò che ne nascerebbe non sarebbe soltanto frutto di un’utopica retorica. Sarebbe davvero questo, e non una sua bieca strumentalizzazione, che meglio risponderebbe alla chiamata “DEUS VULT”.