Comunemente per "catarismo" si intende l'insieme di dottrine soprattutto di carattere etico seguite da comunità religiose operanti nel Medioevo in Europa, con picchi nella Francia meridionale ed in alcuni centri dell'Italia settentrionale (Concorezzo, Desenzano). Furono aggregazioni che si richiamavano ad un particolare stato di purezza dottrinaria ed etica.
In particolare, il nome "catari" (oppure "albigesi", "patari" o "patarini" in Italia), fu usato per indicare un vasto movimento settario, considerato ereticale, che si diffuse tra l'undicesimo e tredicesimo secolo. Il movimento ebbe la sua massima radicalizzazione verso la metà del dodicesimo secolo, grazie alla penetrazione in Mitteleuropa della setta balcanica dei Bogomilli. All'origine del movimento sta comunque una lettura più rigorosa e più letterale di alcuni passi del Nuovo Testamento. Per esempio, il rapporto tra Dio ed il demonio ed i principi dualistici che reggerebbero le attività naturali. Tuttavia gli elementi più distintivi del Catarismo furono il rifiuto dei sacramenti e del dogma dell'incarnazione divina, della realtà dell'inferno e dei libri dell'Antico Testamento ad eccezione dei libri profetici.
Sotto il profilo più propriamente secolare, i Catari rifiutavano la proprietà privata e l'impiego di ogni forma di violenza, compresa la guerra. I Catari attuarono anche una organizzazione ecclesiastica e, in ambito societario, una sorta di distinzione tra uomini "perfetti" (iniziati) e semplici devoti. Solo i primi avrebbero praticato con rigore l'imposizione dei precetti morali, anche mediante l'astensione dal matrimonio e dall'ingestione di particolari cibi e bevande.
Il rifiuto dei sacramenti canonici, condusse i Catari alla pratica di un unico atto rituale, il "consolamentum", ovvero il battesimo spirituale impartito non con l'acqua, ma attraverso l'imposizione delle mani, ma che avrebbe dovuto essere dispensato soltanto in punto di morte.
In territorio italiano, il movimento prese le mosse dalla predicazione del diacono Arialdo e ricevette notevole impulso quando un suo esponente, Anselmo da Baggio, fu eletto papa con il nome di Alessandro II. Particolare caratteristica dei Catari italiani fu il tentativo di realizzare un'esperienza religiosa fondata sulla vita comunitaria tra chierici e laici. Raggiunta la loro massima espansione, le comunità catare si trovarono di fronte alla sempre più crescente e virulente ostilità della Chiesa di Roma.
E' noto che nel 1209 papa Innocenzo III bandì contro loro una crociata, la quale dopo annosi scontri e massacri portò alla quasi totale estinzione del movimento cataro. Alla crociata contro gli Albigesi parteciparono ufficialmente anche i Templari. Il gran maestro dell'Ordine di quel periodo, Armand de Pèrigord, mise a disposizione del comandante in capo crociato, Simone de Beaufort, un contingente di duecentottanta cavalieri provenienti dalla Linguadoca. Ma successivamente, pressato da incombenze militari in Medio Oriente per l'avanzata dei Mongoli, e necessitante della massima concentrazione di armati nei Luoghi Santi, l'Ordine Templare non potette partecipare alla seconda parte della spedizione contro Albi, quantunque avesse continuato a sostenere moralmente l'impegno e le operazioni dell'esercito ecclesiastico con contributi di denaro e con accorgimenti logistici.
Questi avvenimenti storici sono sufficienti a dimostrare che tra i Templari e gli eretici Catari non vi fossero stati punti di contatto politico, né tanto meno somiglianze dottrinarie, come da qualche tempo qualche barzellettiere vuol fare credere. Peraltro, anche i movimenti "patarini" italiani furono largamente combattuti dall'Ordine nell'Italia settentrionale. Un esempio fu il ruolo di "polizia militare", a fianco della Chiesa, svolto dai Templari contro i seguaci di frate Dolcino