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jueves, septiembre 29, 2011

L’ARTE DELLA GUERRA DEI TEMPLARI




E’ doveroso scrivere almeno poche righe sul metodo di combattimento di questi incredibili guerrieri. Posso dire subito che la stragrande maggioranza dei Templari combatteva a cavallo, mentre i sergenti e i novizi erano soliti combattere a piedi. Naturalmente in combattimento il loro asso nella manica era la devastante carica… non molto facilmente si può immaginare la devastazione e il panico che può creare una carica di cavalleria pesante in mezzo alle fila di fanteria! Io ho provato molto spesso ad immaginarlo, ed è veramente pauroso! Immaginate guerrieri coperti di metallo su pesanti destrieri che si lanciano ad incredibile velocità sulla vostra unità di fanteria con spianate le loro letali lance… E’ molto difficile riuscire a reggere un simile impatto fisico e sopratutto psicologico!


L’unità base della cavalleria Templare era la lancia, o concroi, formata da 20 o 30 Cavalieri e comandate da un Commendatario. Erano formate da una fila di Cavalieri pesantemente corazzati nella fila anteriore, appena dietro di essi una fila di sergenti a cavallo disposti su due file seguiti ancor più dietro dagli scudieri. Il Commendatario si riconosceva rispetto ai Cavalieri normali perché aveva sulla lancia un pennoncino di colore bianco-nero che serviva per guidare i Cavalieri a lui affidati anche verso obiettivi diversi da quelli del resto della formazione.

Il pennoncino era dello stesso colore dello stendardo dei Templari, il Baussant, oppure Baucent, o ancora Vaucent, da alcuni tradotti come “Valgo per Cento”, un avvertimento ben chiaro per i nemici! Comunque era una parola che inneggiava alla bellezza della vittoria. Il Baussant era per metà nero e per metà bianco e questi due colori stavano a significare la loro duplice vocazione (come ricordavo anche all’inizio): far vivere la fede e dar morte all’errore (quest’ultimo invece era lo scopo principale dei Cavalieri Teutonici). Secondo un’altra interpretazione è il confronto tra il Bene ed il male… comunque il dualismo Templare si nota in moltissimi particolari del Tempio, a partire dai loro sigilli (un cavallo con sopra due Cavalieri). Il Vaucent che era importantissimo per i Templari, chi lo portava veniva severamente punito in caso di insubordinazione, viltà o negligenza.

Scendevano in campo ripetendo il loro motto “Non nobis domine, non nobis, sed nomine tuo da gloriam” dopo la recita del Salmo “Ecce quam bonum”.

La Croce rossa patente sulla spalla sinistra dell’ampio mantello bianco ricordava il sacrificio di Cristo e la sorte che li attendeva nella difesa dei luoghi Santi; ma nello stesso tempo traduceva in simbolo solare, trionfale, il segno del martirio. Era in poche parole presagio di sangue e promessa di gloria, quale appare anche in Dante (Paradiso, XIV-103 e seguenti). Per i Templari, infatti, le battaglie riservavano due sole prospettive: la vittoria o la morte. Usavano far strage di nemici, non perché provavano piacere nell’uccidere, ma per compensare con il terrore l’irrimediabile inferiorità numerica… sapevano che solo la vittoria o la morte sul campo li potevano sottrarre alle atroci torture a cui venivano sottoposti quando cadevano nelle mani dei musulmani; da qui una delle principali ragioni dello straordinario eroismo di cui dettero ripetute prove.