L’abbigliamento dei Cavalieri Templari era rigidamente definito nella Regola dell’Ordine; un’ideale divisione che noi possiamo fare è quella tra abbigliamento da battaglia, o da viaggio, e l’abbigliamento da casa, o “da magione”.
L’abbigliamento era stabilito in funzione di due criteri: la gerarchia dei Cavalieri Templari nell’Ordine del Tempio e la loro posizione geografica. Ma, in generale c’era una certa uniformità nell’abbigliamento e tutto era previsto nella loro bisaccia.
Le stoffe potevano essere rivestite internamente di pelle d’agnello o di montone ma mai con ricche e comode rifiniture, ne erano ammesse borchie o fibbie dorate.
Toccava al Fratello Drappiere evitare che gli invidiosi e i maldicenti avessero da eccepire qualcosa sugli abiti del convento. Egli doveva vigilare scrupolosamente affinché gli abiti fossero della giusta taglia di coloro che li dovevano portare.
In funzione dei viaggi e delle minacce di guerra con i Musulmani, i Cavalieri Templari avevano un guardaroba composto da numerosi elementi.
Per l’abbigliamento, una lunga cappa di maglia ad anelli di ferro proteggeva efficacemente dai colpi di arma da taglio. La cappa però non era una difesa efficace contro i colpi più violenti e, veniva sempre indossata sopra una tunica imbottita; quando il Cavaliere Templare non la indossava, la conservava in un sacco di cuoio.
le brache di ferro
Esisteva anche il “giaco”, cioè una cotta senza maniche, più leggero della cotta, era spesso assegnata ai fratelli sergenti. A ciò si aggiungeva “un paio di brache di ferro”, al fine di proteggere le gambe.
il cappuccio da guerra
Esisteva inoltre il “cappuccio da guerra” che consisteva in una protezione fatta di maglie fissate da allacciature, che racchiudeva la testa del Cavaliere Templare e ricadeva sulle spalle; questo spesso veniva indossato sotto l’elmo.
L’elmo era un casco dai bordi ribattuti, che chiudeva la testa; poteva essere conico oppure piatto, e lasciava il viso scoperto, proteggendo la fronte, la testa, gli occhi, il naso e le guance. In seguito, l’elmo prese l’aspetto di un casco cilindrico, dotato di fori per la vista e la respirazione e ricopre tutta la testa. Un ammortizzatore piazzato attorno al cranio, come una sorta di ciambella in tessuto era destinato ad assorbire gli urti dell’elmo.
Per il Cavaliere Templare l’abbigliamento da combattimento si completava con la tunica d’arme o sopravveste di colore bianco. Questa era blasonata con la croce rossa all’altezza del petto, vicino al cuore. Senza coprire le braccia, larga sul collo, essa scendeva fin sotto al ginocchio ed era tagliata per non ostacolare le gambe del soldato a cavallo. Il Cavaliere Templare la portava sempre con la sua cintura ed il suo budriere. Delle spalliere, che potevano essere di diversi materiali, vennero aggiunte nel corso del XIII secolo.
L’abbigliamento o “abito da magione” era costituito da una varietà di vestiario non militare. La forma e il tessuto di questo abbigliamento erano in rapporto alle materie prime dell’epoca.
La Regola rivela, a proposito della qualità e del modo di vestirsi: “Ordiniamo che i vestiti siano sempre di un colore, per esempio bianchi o neri, e di stoffa robusta; e concediamo a tutti i cavalieri professi di avere degli abiti bianchi in inverno e in estate, se ciò è possibile, perché coloro che hanno rifiutato una vita di tenebre possano riconoscersi dai loro vestiti bianchi poiché una vita luminosa li ha riconciliati al loro Creatore”.
Anche per l’abbigliamento “da magione”, la confezione o la distribuzione di tutto ciò che costituiva il fabbisogno dei Cavalieri Templari, per vestirsi e per dormire, era gestito dal Fratello Drappiere.
Nel corredo del vestiario personale, il Cavaliere Templare riceveva due paia di calze di cui almeno una con la suola di cuoio. Esse erano l’equivalente delle nostre calze e scarpe. Fatte in tessuto e di colore differente dalle brache, erano sostenute da lacci legati attorno alla gamba. Poi venivano due brache (calzoni) fissate alla vita da una cintura di tela; questi larghi capi d’abbigliamento potevano essere sia lunghi con un attacco sotto il piede, sia corti e completati con calzari. L’azione in terre molto calde e l’influenza delle mode orientali modificherà l’aspetto delle brache che diverranno sempre più aderenti.
Ai fratelli venivano inoltre consegnate due camicie, tagliate nella parte bassa, davanti e dietro per la comodità dei movimenti, poiché dovevano arrivare pressappoco a metà coscia. La camicia era una sorta di tunica interna confezionata in tela di lino, con le maniche strette.
La Regola precisa “che non sarà permesso d’avere che una sola camicia di tela dalla festa di Pasqua fino ad Ognissanti. Avendo considerato che bisogna tenere in considerazione i grandi caldi della regione orientale, si concederà, non per diritto, ma per grazia, una sola camicia di lino a ciascuno dalla festa di Pasqua ad Ognissanti, ben inteso che questo sarà a disposizione di chi vorrà servirsene; e per il resto dell’anno non si avrà in generale che delle camicie di lana”.
Quanto alla tenuta da casa o abito monacale, il Drappiere concedeva una cappa, grande tanto da avvolgere il corpo. Non bisogna confondere il mantello con la cappa, indumento di rappresentanza ad uso civile e religioso, che si chiudeva sul davanti, al di sotto del collo, sia con un semplice cordone, sia con un gancio doppio che s’infilava in due anelli metallici posti nei due bordi del vestito.
la cappa
Realizzata in un solo pezzo, la cappa era rotonda, con un cappuccio, era aperta nel mezzo e scendeva fino ai piedi. Le maniche coprivano le mani e quando dovevano essere utilizzate, occorreva assolutamente rimboccare le estremità, cosa che provocava graziosi giochi di pieghe. In questo caso, l’utile e il dilettevole non si conciliavano. Quando un Cavaliere Templare era in punizione e non aveva più diritto al mantello, indossava allora la cappa senza la croce.
In più, si aggiungevano due mantelli di cui uno foderato di pelliccia di agnello o di montone per l’inverno, pellicce resistenti e poco costose in quanto derivanti dai greggi delle Commanderie del Tempio, e quindi un mantello per l’estate in tessuto più leggero. Aveva un ruolo importante nell’abbigliamento ed era formato da una sola pezza di stoffa semi-circolare.
la “schiavina”
A tutto ciò si aggiungeva una “schiavina” (esclavine), sorta di lungo mantello di colore marrone scuro o nero che fece la sua apparizione dall’inizio del XIII secolo. Munita di un cappuccio e costituita in parte da larghe maniche, essa era aperta sul davanti, dietro e sui lati. I fratelli la utilizzavano per proteggere le selle delle loro cavalcature durante i trasferimenti. Era proibito servirsene come copriletto senza permesso.
La “guarnacca” (garnache) fece la sua apparizione all’inizio del XIII secolo. Aperta e assai larga in basso, essa comprendeva un cappuccio e s’infilava dalla testa. Il Cavaliere Templare poteva cederla dopo un anno senza bisogno di chiedere l’autorizzazione. Sulla testa, egli portava un cappello a cuffia in cotone per l’inverno e un cappello di feltro per l’estate. Quando si vestiva, infilava la lunga tunica sopra la camicia. D’inverno, metteva al di sopra di tutto la schiavina o sopraveste, d’estate, indossava una cappa non rivestita di pelliccia.