(di Gabriele Petromilli)
**==*==**
Nei primissimi anni del quattordicesimo secolo in Francia circolavano voci calunniose su certe pratiche compiute dai Templari all'interno delle loro commanderie. Tra queste dicerie una delle più diffuse riguardava la venerazione di una sorta di idolo con "… gli occhi rossi di carbonchio", metà femmina e metà maschio, che sarebbe stato usato anche fisicamente secondo le preferenze sessuali dei singoli cavalieri.
Le prezzolate ammissioni del capitano templare di Montfauçon, il reo di omicidio Esquin de Floiran, che aveva barattato la propria testa con le calunnie rivolte verso i suoi confratelli, le confessioni estorte con la tortura ad altri cavalieri, ma soprattutto il ritrovamento nella casa del Tempio a Parigi di un reliquiario di cuoio e legno raffigurante un uomo barbuto recante la legenda in latino "caput LVI" (testa 56), determinarono nei giudici del memorabile processo ai Templari la convinzione che il totem avesse costituito la prova di una schiacciante ed indiscutibile colpevolezza. Per questo motivo, nell'opinione di molti commentatori e di occultisti del passato invalse la persuasione che i Templari avessero effettivamente venerato la misteriosa figura androgina dai poteri magici straordinari, tramandata alla storia con il nome di Bafometto.
Il vocabolo "baphomet" è stato oggetto di numerose interpretazioni. E' stato tuttavia assodato dai più autorevoli studi linguistici che le moschee islamiche in terra di Francia, nel Medioevo erano chiamate "baphometéries" (o "baphoméries"), come deformazione del nome Maometto. L'immagine del Profeta fu spesso inserita, a modo dei gargoiles, tra le figurazioni dei portali degli edifici sacri francesi. Per esempio, sono presenti bafometti nel portale della chiesa di Saint-Mérry a Parigi, in quella di Saint-Croix a Provins e nella fiancata di Saint-Bris-le-Vineaux ad Auxerre, cittadina nei pressi dei Monti Pirenei. In ognuno dei casi però, l'apposizione dei simulacri è posteriore allo scioglimento dell'Ordine Templare, pur essendo gli edifici appartenuti in precedenza al Tempio.
Il filologo orientalista austriaco Joseph Hammer von Purgstall, in un libro di grande successo popolare dal titolo "Bafometto svelato", agli inizi dell'800 aveva identificato il preteso idolo templare con una atavica divinità androgina mediorientale, supponendo che riti magici fondati su orge sessuali avessero caratterizzato la religiosità dei Templari.
Di similare avviso fu in precedenza anche l'eclettico rinascimentale Cornelius Agrippa che attribuì al Bafometto una fortissima valenza magica e, in epoca contemporanea, anche l'occultista Maurice Magresostenne che i Templari fossero dotati di forti potenzialità guerriere grazie agli effetti del culto riservato al Bafometto, idolo che sarebbe stato sottratto ai Mongoli durante uno scontro armato nel deserto siriano.