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domingo, noviembre 27, 2011

L'EDUCAZIONE DI UN CAVALIERE


Già da bambino, verso i sei-sette anni, se nasceva di buona Casata, si riceveva un'educazione andando presso la Casa di un grande Signore. Lì s'imparava il modo di STARE A TAVOLA, il taglio delle carni, che all'epoca era compito maschile, a conversare con le Dame e Damigelle, oggi ricordiamo l'AMOR CORTESE come forma poetica. S'imparava a danzare, che è ancora oggi una grande forma di comunicazione. Ad andare a Cavallo e a prendersene cura. Se si era fortunati e s'incontrava Una Dama o un Frate disponibile, s'imparava a LEGGERE ed a SCRIVERE. S'imparava anche, ma per pochi privilegiati, l'Arte della Falconeria. E, in un Europa ormai cristianizzata, s'imprava la Fede ed il Timor di Dio.
Insomma, tutto quello che riguardava all'epoca una buona formazione di base per il futuro Cavaliere.
Da sette anni circa si faceva questo e si era chiamati in alcuni luoghi, Donzello. Verso i 14 anni, si veniva assegnati ad un Cavaliere (si diveniva suo Scudiero) per l'addestramento alle Armi ed all'uso dei Cavalli. Vi erano vari tipi di cavallo, opportunamente addestrati: quello da tiro, solitamente usato per trasporto o tiro del carro.  quello da "passeggio" usato per il trasporto del Cavaliere; quello da guerra, usato nelle battaglie: era, quest'ultimo, un cavallo addestrato in modo da obbedire al suo padrone anche in mezzo ai rumori e grida di una battaglia, senza mai distrarsi. Da questo poteva dipendere la vita del Cavaliere stesso.
Verso i 21 anni, o anche prima se ritenuti idonei, si veniva Investiti Cavalieri dal Cavaliere stesso che lo aveva formato alle armi o dal Signore del luogo.
Era questa una cerimonia molto costosa in termini economici, tanto è  che si hanno notizie nel 1300, che molti Scudieri tentavano in tutti i modi (non era concesso rinunciare) di non ricevere l'Investitura perchè impossibilitati a sostenerne le spese.
Il Cavaliere poteva essere nominato tale, avendo ricevuto questo tipo di formazione, solo se era di origini nobili. Ma si hanno notizie di Cavalieri investiti sul Campo per meriti o per necessità del Signore o del Re di avere un maggior numero di Cavalieri all'inizio di una battaglia.


Il Cavaliere era una vera "macchina da guerra", avendo al proprio seguito diversi uomini che combattevano per lui e si prendevano cura delle sue cose quando si era in viaggio per guerra. Mettersi sotto la sua protezione, significava spesso, almeno mangiare ed essere protetti. E in un'epoca in cui la vita media era intorno ai trent'anni e gli spostamenti erano rischiosi per via degli agguati di bande o banditi dispersi, era cosa importante essere sotto la protezione di un potente guerriero.
Il Medesimo principio per cui il villaggio o la città erano sotto la protezione di un Nobile o un Signore.


Il Cavaliere poteva essere Investito libero o di vassallaggio. Libero, poteva andare per il mondo e crearsi una sua fortuna con sue proprietà di terreni castello e abitanti; di vassallaggio, prima di ogni importante decisione (anche quella del matrimonio), doveva sempre chiedere il permesso al suo Signore cui doveva obbedienza, lealtà e rispetto in tutto. Dal suo Signore dipendeva la sua vita. Al momento dell'investitura riceveva le insegne del cavaliere: un vessillo riportante la sua impresa araldica, se di vassallaggio, inquartata o bipartita con quella del suo Signore. Gli speroni dorati, simbolo del Cavaliere. La spada, simbolo dell'abilità acquisita nel suo giusto uso: nella difesa dei più deboli, implacabile contro i nemici.
Il mantello. simbolo del comando.

I valori di un grande Cavaliere sono quelli di cui ancor oggi si parla. il CORAGGIO, la LEALTA', il RISPETTO, la DIFESA DEI BAMBINI E DELLE DONNE, ma in sostanza dei più deboli e indifesi.

Anche se vi sono stati Cavalieri che non hanno onorato molto questi principi, pure la Cavalleria, nata a suo tempo come "uomo che combatteva a cavallo" e divenuta nel medioevo una vera e propria Casta nobiliare, ha saputo conquistarsi nei secoli grande rinomanza e, anche se oggi, con mutare del modo di fare la guerra, è caduta in disuso come forma guerriera sopravvivendo come carica onorifica, pure resta nella mente di tutti un grande ricordo di epiche gesta, rette da grandi e nobili principi, oltre che da necessità impellenti di difesa o offesa.