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martes, noviembre 08, 2011

Annienta la sofferenza – Accetta Ciò che Accade


Tanto tempo fa, mentre ero nel giardino del mio immenso palazzo imperiale a passeggiare, si scatenò un tremendo terremoto. Il palazzo si distrusse,
seppellendoci sotto la mia famiglia, i servi, i soldati. Io mi salvai
proprio perché ero nel giardino.
La capitale era distrutta… forse tutta la Cina era distrutta.
Ero al colmo della disperazione. Non sapendo cosa fare mi recai alla grotta
di un vecchio Saggio, famoso nella regione e mi lamentai con lui “tutto è
distrutto, non serve più a nulla vivere”.
Ma il Saggio mi redarguì.
“Ognuno deve accettare ciò che gli accade. Non puoi lamentarti e restare qui
a far niente”.
“Perché mi è capitato questo… Perché la mia famiglia è scomparsa?”. Gli
chiesi allora.
“Sei vivo o no. E’ questo ciò che conta “, rispose il vecchio Saggio.
“Sono vivo, dissi, ma a che scopo? Ogni cosa è distrutta, tutti sono morti”.
“Quante inutili domande, rispose il Saggio, accetta la situazione in cui ti
trovi. Non puoi vivere né nel passato, né nel futuro. Ma solo nel presente.
Non importa perché sei ancora vivo, importa che sei vivo e quindi devi
agire, hai qualcosa da fare… sei l’imperatore della Cina. Devi dare
l’esempio”.
“Che cosa” chiesi al Saggio, “che cosa dovrei fare?”.
“Qualsiasi cosa, ricostruisci il palazzo, la città, usa le mani e il
cervello.
Usa l’energia di coloro che sono attorno a te. Guidali. E’ questo il tuo
compito.
Non aver paura, smetti di guardarti indietro. Il passato, i tuoi cari, non
possono tornare.
Non vi è nulla di meglio dell’istante presente. Perché puoi vivere solo ora,
solo nel presente…”.
“Ma da dove cominciare?” chiesi, mentre cominciavo a sentire nuovamente un
grande senso di responsabilità.
“Abbandona la paura, la tristezza, le emozioni” disse il Saggio.
Esse fanno parte dell’evoluzione dell’uomo, ma fino a che resti preda delle
emozioni, non puoi essere ciò che sei. Sei bloccato”.
E così detto il Saggio mi congedò, e tornò alle sue occupazioni.
Io tornai in città ripensando a quelle parole. Cominciai a pulire le strade
dalle macerie, a curare i feriti. Fui riconosciuto e la gente mi aiutava con
grande lena.
“Se il nostro imperatore lavora con noi – dicevano – non tutto è perduto”.
Come imperatore ero d’esempio a tutti. In breve la città tornò a vivere. Ma
io continuavo a farmi domande “Ho fatto tutto quello che ci si aspettava da
me” gli chiesi “ma sarà sufficiente?”.
“Era quello che dovevi fare” rispose il Saggio. “Ma smetti di pensare e
agisci. Ciò che conta è agire, solo fare conta, perché non è pensando che
aiuterai il tuo popolo, o comprenderai te stesso. Come ti guardano i tuoi
sudditi ora?” mi chiese il Saggio.
“Bene mi seguono, ma temo che mi aiutino per paura”, risposi.
“Non è paura” disse il Saggio. “E’ il rispetto. Questa gente ti rispetta per
ciò che stai facendo. Perché lavori con loro, in mezzo a loro. Non perché
sei l’imperatore. Usa questo rispetto. Non ritirarti nel tuo palazzo. Perché
il rispetto permette l’evoluzione. Permette di evolvere verso la conoscenza,
senza bisogno di parole, prendendo coscienza del proprio sé”.
E fu così che anch’io, l’imperatore della Cina, attraverso la terribile
tragedia del terremoto e della distruzione, feci un grande passo sulla
strada della mia evoluzione. Conquistai la stima e il rispetto della mia
gente, che prima mi temeva soltanto.
Ma, soprattutto, capii che conta più fare, agire, di mille parole.
Attraverso l’accettazione della prova, anche la più dura, si arriva al
superamento della stessa ed ogni uomo, anche il più potente, sale un gradino
sulla scala della sua evoluzione.

(di Huang-Ti e Mo-Tzu)