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lunes, agosto 29, 2011

Articoli in Italiano L'ASSOLUZIONE DEI TEMPLARI


Nel settembre 2001 è stato ritrovato presso il fondo di Castel Sant’Angelo dell’Archivio Segreto
Vaticano un documento originale che la comunità scientifica credeva perduto da molto tempo: si
tratta di una pergamena contenente l’assoluzione concessa per autorità di papa Clemente V a
Jacques de Molay e ai maggiori dignitari del Tempio detenuti dal re di Francia nelle segrete del suo
fortilizio di Chinon. Il documento è parte integrante dell’inchiesta pontificia avvenuta a Poitiers
nell’estate del 1308, della quale costituisce una sorta di sessione speciale istituita in separata sede
per cause di forza maggiore; in questa pubblicazione viene edito per la prima volta reinserendolo
all’interno del contesto cui appartiene.
Che Clemente V avesse fatto assolvere i capi templari dalla scomunica era noto da fonti indirette,
riguardo alle quali tuttavia gli storici hanno sempre mostrato una lodevole diffidenza: l’assenza
dell’originale, unita alle successive vicende dello scioglimento e del rogo dell’ultimo Gran Maestro,
giustamente spingevano a dubitare che un simile documento fosse mai stato scritto.
Subito dopo l’identificazione sono stati consultati quattro studiosi di fama internazionale,
specialisti di storia del Tempio, dai quali potevano venire il sicuro conforto ma anche la verifica per
la questione che si poneva: Malcom Barber docente di Cambridge e poi di Reading, Alain
Demurger della Sorbona, Franco Cardini dell’università di Firenze e Francesco Tommasi
dell’ateneo di Perugia; da loro è giunta la conferma che, almeno stando alla bibliografia corrente, il
documento risulta inedito. Passata al vaglio dell’analisi diplomatica, paleografica e codicologica, la
pergamena di Chinon è risultata genuina in ogni suo aspetto e non presenta punti dubbi.
Due gravi motivi di perplessità si ponevano allo storico dinanzi alla notizia indiretta di
un’assoluzione del papa allo Stato Maggiore del Tempio: in primo luogo, poiché la Curia conserva
tuttora gran parte della documentazione prodotta durante il processo, appariva inverosimile che
avesse smarrito proprio quell’atto, forse il più significativo dell’intero procedimento e che
comunque esprimeva una precisa scelta del pontefice; in secondo luogo, se quel documento era
davvero esistito, come aveva potuto restare in sordina e completamente privo d’effetto?
A due anni dal rinvenimento è stato possibile identificare soltanto alcune fra le questioni che
spiegano la complessa vicenda, collocata al centro di un intricatissimo affare internazionale dove si
mischiavano politica e religione, denaro e spiritualità. Per cercare di comprendere lo storico non
ha oggi che pochi pezzi di carta scurita e logorata dal tempo, inoltre deve fare i conti con un’altra
realtà non meno scoraggiante: se è provato che l’ entourage di Filippo il Bello falsificava gli atti ad
uso politico, Clemente V era un avvocato esperto e un diplomatico consumato, capace di
interpretare assai liberamente i principi del diritto canonico nonché renderli duttili strumenti delle
sue strategie, se necessario.
La via per capire perché la pergamena è rimasta nascosta per tanto tempo passa attraverso
l’attività degli studiosi all’interno dell’Archivio Segreto sin dalla sua apertura, voluta da papa
Leone XIII (1878-1903).
L’aggettivo “segreto” è oggi solo un improprio adattamento dell’antico secretum, cioè privato del
pontefice, e l’archivio papale non fu mai davvero impenetrabile come dimostrano le molte cedole
d’ingresso rilasciate a partire dal Cinquecento; ma gli studiosi hanno sempre dovuto affrontare un
ostacolo ben più difficile, cioè la quantità smisurata della documentazione che spesso è addirittura
tale da impedire la ricerca perché sarebbero necessari anni di spoglio solo per identificare le carte
contenenti ciò che interessa: la Sala Indici è oggi grande quanto un comodo appartamento, e gli
inventari, dove ogni faldone o registro contenente milioni di notizie storiche compare solo come un
nome e una data, ammontano a migliaia di volumi.
Così la stessa mole di documenti, che comporta difficoltà gestionali inimmaginabili per un
osservatore esterno, di fatto contrasta gli sforzi di divulgazione operati da quanti si sono succedutinella direzione dell’Archivio dopo Leone XIII: ancora oggi, nonostante la rapida informatizzazionee il programma sistematico di scansione elettronica dei fondi più preziosi, è spesso impossibiletrovare uno specifico documento in tempi accettabili se non si ha la mappatura precisa di un fondodopo anni di paziente ricerca10. Questi sono i motivi che hanno reso introvabile la pergamena diChinon ai grandi studiosi del passato, e che purtroppo la rendono solo adesso, in mani ben piùinesperte.

DA TRADIZIONE TEMPLARE
ARTICOLO SCRITTO DA Barbara Frale