
Dopo questi rapidi e necessari rilievi introduttivi, e prima di venire all'argomento principale, una questione su cui vale la pena soffermarsi brevemente - e che da sempre gli storici hanno tentato di risolvere - è: perché i Templari furono drasticamente eliminati?
Certamente, l'importanza che assunse la funzione di difesa dell'Oriente latino soggetto alla costante minaccia dell'Islam, indusse i Templari a scatenare, ad un certo punto, una concorrenza con gli altri Ordini - soprattutto gli Ospedalieri - che si manifestò spiacevole addirittura sui campi di battaglia. Ne fecero le spese sia la difesa della Terra Santa che il prestigio stesso degli Ordini. Peraltro, il fallimento finale dell'impresa teocratica con l'avvento di un vero e proprio re a Gerusalemme, misero il Gran Maestro dei Templari e quello degli Ospedalieri in posizione precaria nei confronti di un effettivo potere politico.

Altro elemento fondamentale, da non trascurare per identificare le cause della soppressione dei Templari, è identificabile nel fatto che questi ultimi - come anche gli Ospedalieri - si fossero arricchiti troppo e molto rapidamente, inserendosi nel novero dei proprietari terrieri, dei beneficiari di rendite agrarie, dei possessori di denaro. La loro forza, ad un certo punto, fu di assicurare grossi trasferimenti di capitale, potendo incidere con i loro interventi finanziari sull'intera economia medievale, e quindi sulle sorti dei governi delle varie nazioni.
Nel caso degli Ospedalieri, tuttavia, il ruolo di “manipolatori di denaro” fu bilanciato e compensato dalla loro funzione assistenziale, che li conservava “utili” di fronte all'opinione pubblica e soprattutto dinanzi alla cristianità; i Templari, invece, oscurandosi il loro prestigio per la perdita di senso e di valore del proprio compito “bellico”, si ridussero ad esercitare - come funzione attiva - esclusivamente quella dell'esercizio del credito, configurandosi ad un certo punto come dei “banchieri puri”, capaci di assicurare o di rifiutare ingenti prestiti agli Occidentali in Europa o durante i
pellegrinaggi in Terra Santa, grazie alla quantità di liquidità

disponibile in ogni sede del Tempio, ma suscitando così anche l'irritazione di molti, in quanto le commende templari europee non erano più la fucina di valorosi guerrieri, ma soprattutto degli sfruttamenti demaniali, così come i centri di reclutamento di nuovi membri e le case di riposo non avevano più ragion d'esistere, ma apparivano come dei rami secchi, ormai privi di linfa vitale. Rami da tagliare, dunque.
Si incominciò, dunque, da varie parti a parlare di riforma, soprattutto dopo il 1291. Dato che i Papi non cessavano di fare appello ad una ulteriore futura crociata - auspicata, peraltro, dagli stessi Templari per tentare di riscattarsi dalle ultime vicende poco edificanti -, si pose il problema di come organizzare la nuova cavalleria incaricata di tale missione al servizio della Chiesa. Le idee scaturirono da più fronti, sia nell'ambito dei corpi politici che facevano capo al Romano Pontefice, sia dalle corti dei principali sovrani d'Europa. La proposta emergente fu la seguente: perché non unificare i vari Ordini cavallereschi, ormai troppo dispersivi ed articolati, a vantaggio di un Ordine nuovo, o magari anche a favore di uno solo di quelli antichi? Se la fede è unica, è giusto che anche la milizia della fede debba essere unica.

Purtroppo, Clemente V era un Papa piuttosto debole e passivo, soggiogato - come si verificò per tutti i Papi durante la “cattività avignonese” - dall'autorità dei sovrani di Francia, in questo caso di Filippo IV il Bello. Il Pontefice, dunque, aveva in tutta questa vicenda come unica preoccupazione solo quella di evitare problemi; conseguentemente accolse - informalmente - la richiesta di Molay e lasciò tutto come era prima, astenendosi dall'unificazione. Solo se la crociata si fosse effettivamente realizzata, allora si sarebbe affrontata la questione della riforma degli Ordini.
All'improvviso, lo scandalo: un fuoriuscito denunciò l'Ordine del Tempio: sodomia, eresia, apostasia. Clemente V tentò di tergiversare, prendendo tempo, evitando di andare in fondo ad un affare che si profilava molto pericoloso. Allora, il 13 ottobre 1307, all'alba, tutti i Templari di Francia vennero arrestati per ordine del re. Filippo il Bello mise, dunque, Clemente V dinanzi al fatto compiuto: il Papa non potè più temporeggiare.