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domingo, diciembre 11, 2011

LE POESI DI ALDA MERINI



Quando incorrotta apparsi a dominare
Venere antica
ogni cosa di gioia era ripiena
e l’Amore distante,
anzi, vicino, ma trasfigurato.

Poi divenni col tempo
simile ad una grotta abbandonata
da millenni, fumosa di magia,
perché feci incantesimi d’amore...

Da agilissima e tenue mi divenni
grave di errori e dalla mia bellezza
astruso amante mi calò d’un colpo
la vereconda immagine di Dea.


Alda Merini
Da Nozze romane
dicembre 1953

Pg 56 Il suono dell’ombra


Padre, se questo amore
così grande mi attira
fino a darmi giganti dimensioni;
Padre, se questa ascesa
è simile all’abisso e colorata,
prosperosa ogni vena di ricordo,
dammi morte ossequiosa
dei miei ciechi travagli
e una pura deriva
a cui possa ancorare ogni divieto.

Padre dolce, mi attiri
il Tuo pieno coraggio:
velami Tu di mille accettazioni
che non siano fragili eminenze
di un assente principio.

Amo, e Tu sai che l’anima mi è stanca:
troppe volte abbattuto
fu il fantasma del vuoto alle mie case!

Alda Merini
Da Nozze romane
dicembre 1953

Pg 57 Il suono dell’ombra


Alda Merini

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai. Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,
in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare
il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.





Ora che io riposo
nella certezza del tuo ritorno
e sento che l’ore
si caricano d’aspettazione
e danno il frumento divino
dei desideri del corpo,
ora che sul vigoroso
sfondo del tuo avvicinarti
ogni sfiducia
è sollevata ed ammessa
al triplice riferimento
delle cose concrete,
accordo questo tormento
alla notturna carità di un suono.
01-01-1951
da La presenza di Orfeo