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lunes, diciembre 12, 2011

L’onore e il coraggio



 Il coraggio, parola che deriva chiaramente da cuore, indica un’azione che comporta l’impegno di tale misterioso centro dell’essere umano. Al cuore si attribuiscono oggi una serie di funzioni fisiche mentre le funzioni per così dire psichiche e quelle spirituali sono “laicamente” delegate al cervello. Il cuore, non rappresenta che simbolicamente quel centro particolare dell’anima o quel motore dell’energia spirituale che rappresentava per molte antiche tradizioni. Non ha più le “orecchie” e non è più un “vaso”, come nell’antico Egitto né raccoglie i principi virtuosi dell’Eroe, come nella antica Grecia o anche in India o nella civiltà incaica.  
Tale degradazione della funzione cardiaca ha progressivamente snaturato il significato del coraggio. C’è uno stereotipo del coraggioso, guerriero, portatore di fiaccole e bandiere, un’immagine a volte romantica, a volte fosca e conflittuale, che trova il più enfatico approdo in certa filmografia, dove, maggiori sono il sangue, la tortura, il dolore, provati dal protagonista, più si enfatizza l’uomo “tosto” che, a fronte di un ideale superiore (patria, famiglia e re, ma anche ideali orgogliosi assai più meschini) accetta qualsiasi prova, qualsiasi tormento.
Coraggio viene quindi spesso equiparato a disprezzo del pericolo o alla resistenza al dolore (e tali due “qualità” compaiono nelle menzioni che accompagnano il conferimento di onorificenze al valore). Anche il valore, al pari dell’onore, è un termine che col passare del tempo è stato sempre più abusato e stravolto, soprattutto a causa dell’esorcizzazione della guerra e della morte che questo civilissimo mondo ha teorizzato come estremità d’ogni male. Infatti i coraggiosi sono sempre e soltanto i “portatori” di qualche forma di civiltà conforme agli standard occidentali, dove ovviamente confluisce ogni tipo di scopo superiore, o intento umanitario

Il valore, termine derivato dalla radice welle, analogo al tedesco waltan  e allo slavo vlasi , è un termine che indica il dominio e la sovranità (su se stessi e sugli altri).
L’onore, che nasce forse da un antico latino honus dovrebbe indicare la stima che si riconosce ad un determinato talento.
Ora noi sappiamo che spesso si considera un valore la disgrazia di esser morti, ma non è affatto detto che morire sia un atto eroico e, a volte, neanche che sia una disgrazia. E’ un atto sicuramente tragico nei confronti dell’attesa di vita che è in ogni corpo vivente, ma non necessariamente eroico. Riguardo poi al termine onore, basti pensare come la classe politica si sia appropriata dell’attributo onorevole… e questo dovrebbe mettere una pietra tombale su qualsiasi pretesa di restituire all’onore la serietà che merita..