GABINETE Zona Almagro

Av Corrientes y Av Medrano
Caba Ar

Modalidad Reserva Anticipada
deucalio@gmail.com

Lunes a Sabados






* utilizo de material descartable (cubrecamilla individual, etc)













viernes, diciembre 09, 2011

L'antica Avalon, i suoi Cavalieri ed il loro Codice





Tutti conosciamo le leggende di Avalon, il reame dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù.
Quello che non tutti sanno sono le origini dell'Antico Codice cavalleresco che tutti i cavaleri di Avalon adottarono.
Un antico codice d'onore tramandato da generazioni di prodi cavalieri le cui radici si inabissano nella mitologia celtica.
Si narra che esso provenga dagli antichi Draghi che i celti veneravano e chiamavano amici.

"Molto tempo fa, quando l'uomo era giovane ed il drago già vecchio, il più saggio della nostra razza ebbe pietà dell'uomo.
Egli chiamò a raccolta tutti i draghi facendogli giurare che avrebbero vegliato sugli umani per sempre.
Al momeno della sua morte la notte divenne viva con quelle stelle.
Così nacque il Paradiso dei Draghi. Ma quando moriamo non tutti i draghi vengono ammessi in questo posto splendente.
No, dobbiamo guadagnarcelo! Se non lo facciamo il nostro spirito svanisce nel nulla."
Questa è la testimonianza dell'ultimo drago conosciuto dall'uomo: Draco.

Dopo la nascita del Paradiso dei Draghi i draghi rimasti si riunirono ancora e gettarono le basi per un codice d'onore
che poi dettarono ad un valoroso condottiero affinchè lo divulgasse tra la sua gente.
Nacque così la Cavalleria, da un manipolo di valorosi condottieri in sella ai loro possenti destrieri si diffuse in tutto il reame.
La Cavalleria conobbe il suo periodo più splendente sotto la guida di Re Artù ed i Cavalieri della Tavola Rotonda,
ma passata la sua epopea man mano che il ricordo di Artù svaniva anche l'Antico Codice perdeva vigore.

Questo fino a che un giovane cavcaliere non giunse per puro caso nell'antico reame di Avalon.

Questa è la sua storia:

La notte era cupa, e il Cavaliere stanco.
Era giunto in un luogo a lui ignoto, guidato più dall'istinto che dalla conoscenza del luogo.
Alla luce della Luna, vedeva intorno a lui antiche colonne e statue in rovina.
Il Cavallo si era fermato, ed il Cavaliere scese di sella.
Lentamente si incamminò verso una gran radura, rotonda, al centro della quale stava un sarcofago nero, lucente nella notte.
Avvicinandosi, il Cavaliere iniziò a distinguer una gran lapide nera, sulla quale egli lesse queste parole

Dentro il cerchio della Tavola
Sotto la sacra spada
Un Cavaliere deve giurar d'obbedire
Al codice che è senza fine
Senza fine come la tavola
Un anello saldato dall'onore

Queste parole risuonaron nella mente del Cavaliere come un tuono nella notte.
Da troppo tempo egli seguiva il Male, e ne era stanco.
Il suo animo fu come percosso da una folgore, ed egli cadde in ginocchio, straziato dal dolor e dal rimorso del male compiuto.
Ad un tratto, attorno a lui si materializzaron le figure severe di Cavalieri, che fisse lo guardavan senza proferir verbo.
Il Cavaliere le osservava, ma non ne aveva paura, perché solo Bene ed Amicizia sentiva provenir da loro.
Una delle figure si avvicinò, e disse:
Un Cavaliere giura d'esser valoroso
Così io, Gawain, parlo.
Anche la seconda spettrale figura si avvicinò, dicendo:
Il suo cuore conosce solo virtù
Così io, Kay, parlo.
E tutti li altri si avvicinaron, e le voci si inseguivan nell'aria:
La sua spada difende gli inermi
Così io, Sagramore, parlo.
La sua forza sostiene i deboli
Così io, Parsifal, parlo.
La sua parola dice solo verità
Così io, Galahad, parlo.
L'ultimo Cavaliere si avvicinò, e dalla sua figura promanava un'aura di nobiltà e di virtù quali mai il Cavaliere aveva visto.
La sua collera stermina i malvagi
Così io, Lancillotto, parlo.
Una mano spettrale si posò sulla spalla del Cavaliere, infondendogli coraggio e virtù.
Il Cavaliere rialzò la testa, mentre le figure spettrali si dissolvevano lentamente, nella notte.
Un coro di voci mistiche si levò nell'aria, mormorando parole che si impressero come marchiate a fuoco nell'animo del Cavaliere.

Il giusto non può morire
Se un uomo ancora ricorda
Le parole non son dimenticate
Se una voce le pronuncia chiare
Il codice per sempre riluce
Se un cuor lo conserva splendente

Un rumore arcano attirò l'attenzione del Cavaliere.
Il grande sarcofago al centro della radura si era aperto, ed una figura,
dalla quale emanava un'aura di bontà e di saggezza, di eroismo e cavalleria, ne stava uscendo.
Il Cavaliere si inginocchiò dinanzi alla figura, sentendo di esserne in qualche modo esaminato.
"Io sono Artù di Camelot, Cavaliere, e questa che tu vedi qui è Camelot, la culla della Cavalleria.
Noi qui siamo i custodi dell'Antico Codice. So che hai seguito le vie del male, Cavaliere. Ma l'Antico Codice ti chiama a seguirlo.
Per riparare al Male che hai fatto, una missione, lunga e pericolosa, Ti attende.
Sei tu disposto ad accettarla ed a seguire le regole che l'Antico Codice detta?"
"Sì…" mormorò il Cavaliere
"Ascolta allora… in un luogo lontano da qui, il Male combatte. Le forze del bene son deboli e stanno soccombendo.
Io ti incarico di recarti colà, e di radunare, nel nome dell'Antico Codice, un gruppo di Paladini intorno e Te, e con loro di opporti al Male.
Lo Farai Tu, Cavaliere?"
"Lo farò!" rispose il Cavaliere.
"Il Tuo nome, Cavaliere… " replicò la Figura di Artù
"Prester è il Mio Nome" rispose il Cavaliere.
"Prester di Lot, io ti nomino Paladino dell'Antico Codice. La tua città è in pericolo, torna e come Ti ho detto, combatti e vinci.
Per distinguere la tua schiera, ecco il simbolo ch'io ti dono."
Ciò detto, la spettrale figura svanì lentamente.
Prester si alzò in piedi, ma il suo animo adesso era sereno.
Guardò il suo scudo sul quale al posto del drago nero era apparsa una bianca croce.
Le prime luci dell'alba erano appena sorte, quando il Cavaliere risalì in sella e galoppò verso la città lontana.
La croce bianca sul suo scudo brillava, luminosa come una stella.

L'antico codice riviveva ancora, nel cuore di un generoso.
Ed esso è stato tramandato fino a noi.